Do ut?
Un mio amico si è lamentato stasera. "Non scrivi da due settimane... ". Mi legge perchè siamo amici e perchè conosce ancora poco la blogosfera. Appena avrà tempo di leggere altro capirà che c'è di meglio in rete. La considerazione di fondo è tuttavia corretta: non scrivo da tempo. Eppure di cose da dire - giuro - ne avrei molte. Solo che - come mi dice sempre il mio mentore - se non riesci a scrivere qualcosa è perchè ancora non lo hai metabolizzato. Non ho metabolizzato bene che - fondamentalmente- l'ordine del mondo non è corretto: segue vie strane in cui vincono gli ipocriti, gli insensibili, gli indifferenti, i falsi. Vanno così le cose, si sa. E più cresci e più ti rendi conto - e gli altri continuano a confermartelo - che essere corretti nelle relazioni interpersonali non implica essere ripagati alla stessa maniera. Do ut des. Voglio qualcosa. Mi aspetto - e aspetto invano - un segnale, uno qualsiasi. Questo post puzza di retorico, di qualunquismo, di ovvio. Ma mi girano i coglioni e ce l'ho con l'ordine disordinato del mondo che premia chi - fino in fondo - ti prende per il culo. Questa settimana è ufficialmente finita un era: il divorzio reale e morale da un lustro che credevo indissolubile. Da ricordare: quanco credi che ci sia dell'indossolubile è ora di rimettersi in gioco. Do ut des. Se non sei più capace di dare, lascia perdere. Se non ricevi nulla, lascia perdere.
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