
"The family man" è il film che in assoluto mi mette più in crisi malgrado ci sia l'happy end finale. Quando l'ho visto per la prima volta accanto a me c'era una persona la cui mano pendeva sempre dalla parte della 24ore: la busta della spesa e io siamo stati accantonati. Per quanto odii in fondo la 24ore quelli della mia età (26) sono stati mediaticamente tartassati dall'arrivismo.
Regnavano gli anni 80 e "Saranno famosi" come telefilm cult. Sul grande schermo c'era una Melanie Griffith d'annata tutta presa nei panni di "Una donna in carriera" e poi la cenerentola operai_show girl di Flashdance. Insomma: tutte donne dedite al successo e l'amore c'entrava giusto un pò, alla fine, per caso.
Intanto io provo a dimenticare la filmografia anni 80 e cerco di scrollarmi la 24ore. Ci sto riuscendo: non perchè sia brava o perchè lo voglia. E' solo che se capita di dover scegliere fra due sfere, mondi, situazioni è perchè una delle due vale pochissimo e dunque può essere abbandonata. L'aut-aut nasconde sempre qualcosa di marcio: è la condivisione che migliora, che accresce. Sono convinta che valga sempre e per ogni ambito.
Dunque è questo amore open source che vince sempre e che ti fa mettere in spalla valigia e busta della spesa solo per tenere le mani libere per stringere i palmi altrui. Concludo citando - dedicato a lui - due battute del film: "Non mi importa quale sia il nostro indirizzo. Io scelgo noi perchè ti amo".
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